Il Comune di Teramo, la Provincia di Teramo (Medaglia d’Oro della Resistenza) e il Comitato
Provinciale dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) hanno
celebrato, il 25 aprile, il 68° anniversario della liberazione d’Italia dal
nazi-fascismo.
Le Celebrazioni sono iniziate, come da programma, alle ore
10 con l’omaggio al Monumento ai Caduti
della Resistenza in Largo Madonna delle Grazie e con la cerimonia dell’Alzabandiera,
accompagnata dalle note dell’Inno Nazionale. Presenti Autorità civili e
militari, Associazioni Combattentistiche e D’Arma, Sindaci e rappresentanti dei
Comuni, Partigiani e numerosi cittadini.
Il corteo è poi partito alla volta di Viale Mazzini, con in testa i Gonfaloni Istituzionali, attraversando
le vie del centro storico cittadino.
Alle ore 11, presso il Monumento ai Caduti di tutte le
Guerre, sono intervenuti per i discorsi ufficiali della Festa della Liberazione,
il Prefetto di Teramo Dott. Valter Crudo, il Sindaco di Teramo Maurizio Brucchi
e il Presidente Provinciale dell’ANPI, Sen. Antonio Franchi. Subito dopo è
stata deposta una corona d’alloro al Monumento.
Le Celebrazioni sono proseguite poi, presso la Villa
Comunale “Stefano Bandini” di Teramo,
dove sono stati commemorati quattro Teramani:
Alberto Pepe – Ufficiale di artiglieria teramano, l’8 Settembre
del 1943, si rifiutò di continuare a combattere al fianco dei Tedeschi. Fatto
prigioniero, fu deportato in Germania e visse due anni di detenzione nei campi
di concentramento.
Rifiutò l’adesione alla Repubblica di Salò e fu perseguitato
duramente. A seguito di una decimazione per rappresaglia, per difendere gli
altri detenuti, non esitò a sacrificare la sua vita. Il 4 aprile 1943 morì nel
campo di punizione di Unterluss, nei pressi di Amburgo. medaglia d’argento al valor militare.
Mario Capuani - Medico azionista, dopo l’ 8 Settembre del
1943, fu attivo nell’organizzazione del movimento democratico e antifascista teramano. Nel suo ambulatorio
medico, in Via Delfico a Teramo, riunì le figure di spicco dei partiti sciolti
dal regime fascista. Unitamente al Capitano dell’Arma dei Carabinieri Ettore
Bianco, ad Armando Ammazzalorso, a Felice Rodomonti e al Capitano d’artiglieria
Mario Lorenzini, indicò il luogo di concentramento delle forze partigiane in
località Ceppo di Bosco Martese. Fece da spola tra Teramo e Bosco Martese, in
posizione di avvistamento delle truppe naziste che arrivarono il 25 settembre
1943.
A seguito dell’eroica Battaglia di Bosco Martese tra
partigiani e nazisti fu prelevato il 27 settembre 1943 dalla propria abitazione
a Torricella Sicura (TE) e ucciso in località Ceppo.
medaglia d’oro alla
memoria per meriti partigiani.
Romolo Di Giovannatonio - Attivo nelle organizzazioni
sindacali e politiche, fu prescelto dal centro esteri del PCI per fronteggiare
il radicamento fascista nel centro Italia.
Arrestato a Genova mentre passava il confine, fu processato
dal Tribunale Speciale Fascista e condannato alla reclusione. Di Giovannantonio
visse l’asprezza della carcerazione fascista, subendo violenze e privazioni con
grande dignità. Gli fu persino negata l’iniezione di insulina necessaria per la
sua sopravvivenza fisica. Morì nel carcere giudiziario di Pianosa di Puglia,
nel 1942, all’ età di 43 anni.
Berardo D’Antonio - Militante antifascista, venne arrestato
assieme ad Alfredo Zaccaria e Berardo Taddei nei pressi di Torricella Sicura
(TE) mentre distribuiva volantini contro il regime dittatoriale. Detenuti nel
Carcere di Sant’Agostino di Teramo, furono poi trasferiti a Roma nel Carcere di
Regina Coeli. Nelle aule del Palazzo di Giustizia di Roma, i tre giovani
assistettero alla pesante condanna del Tribunale Speciale per le attività
ostili al regime fascista, da loro intraprese. D’Antonio, dopo un anno di carcerazione,
fu liberato e tornò a Teramo, gravemente malato di tisi, infezione contratta
nell’Istituto di pena. Dopo un mese, nel 1929, all’età di 20 anni morì.
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