Teramo. Nel corso della conferenza stampa sull’attuazione del piano di risanamento aziendale di Cirsu SpA i vertici aziendali si sono soffermati sulla vicenda della commistione delle acque bianche con il percolato della vecchia discarica.
Cirsu SpA precisa che l’incidente, che ha visto lo sversamento di acque potenzialmente contaminate nel fiume Tordino, non ha alcuna connessione con la ripresa delle attività nel polo impiantistico, ma va ricondotto, a seguito delle approfondite indagini condotte, a quanto purtroppo già accaduto in passato (periodo agosto 2005-gennaio 2006) durante la gestione Sogesa SpA. “A questa vicenda, di certo grave e incresciosa, Cirsu SpA ha posto rimedio in maniera tempestiva, attuando le dovute misure di prevenzione. A garanzia dell’operato e al fine di scongiurare definitivamente il ripetersi di analoghe circostanze, l’attuale Consiglio di Amministrazione ha avviato una campagna ricognitiva sull’intera rete di raccolta e drenaggio delle acque, realizzata nel tempo da soggetti diversi senza essere mai stata aggiornata.
Cirsu Spa sta inoltre collaborando, con diligenza e continuità, con la Polizia Giudiziaria e l’Autorità Giudiziaria, mantenendo sotto costante monitoraggio la situazione al fine di impedire ogni ulteriore incidente, garantendo i più alti standard di tutela ambientale.
All’esito dell’ispezione disposta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Teramo, eseguita il 29 gennaio scorso dal Corpo Forestale dello Stato con il supporto tecnico dell’Arta Teramo, è stato riscontrato che nell’impianto Cirsu SpA non è avvenuto alcuno smaltimento in discarica, mentre rifiuti urbani provenienti dal Teramano e dall’Aquilano sono stati trattatati con un impianto mobile.
La gestione della campagna che ha seguito le procedure di legge legate al fermo tecnico dell’impianto fisso del Cirsu SpA è attualmente al vaglio degli organi competenti. La questione inerente il divieto di ingresso dei rifiuti all’impianto, così come disposto dall’autorizzazione integrata ambientale, è al momento sotto giudizio del tribunale amministrativo regionale per l’Abruzzo, a cui di fatto è stato chiesto di chiarire, trattandosi di un caso unico su base regionale, la normativa a cui sottende l’operazione”.
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