“Un esigenza, raccontare l'Abruzzo. Qui dove si lotta ogni giorno con una crisi vecchia come la popolazione, dove rivendicazioni, assenza di stimoli e mancanza d'informazioni arrivano a fondersi l'un l'altra. Qui che abbiamo comprato a noi stessi pezzi di spiaggia per guadagnarci il pane. Qui che non è solo il sisma dell'Aquila.
La costa abruzzese è il classico esempio di piccola comunità dove il mare, e non il pesce, rimane l'unica fonte di sostentamento per i più. Dove le piccole fabbriche chiudono distrutte dal peso di una concorrenza sleale e globalizzata e la corsa all'apparenza va dritta sul binario del pensiero univoco.
Questo è l'Abruzzo che attraverso le sue contraddizioni e problematiche offre numerosi spunti.
A tal proposito abbiamo deciso di trattare il tema dell'immigrazione, nello specifico quello dell' 'uomo nero', termine usato ancora nel gergo comune come spauracchio; creando a nostro preavviso un concetto terroristico dell'individuo.
Così abbiamo iniziato a parlare con loro, ad ascoltare quello che avevano da dire. Un urlo dolce, a volte disilluso, altri d'aiuto. Abbiamo compreso le difficoltà ma anche la voglia di esserci e crescere qui. Abbiamo trovato le palle che noi, forti e gentili, abbiamo perso. Quello di vivere la costa, perché è nostra”.
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