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venerdì 29 giugno 2012
Radici. Memoria, Identità e Cambiamento nell’arte di oggi
Domani a Castelbasso, nell’ambito della manifestazione “Castelbasso/Civitella. Cultura contemporanea nei borghi” , al via RADICI. Memoria, Identità e Cambiamento nell’arte di oggi, a cura di Eugenio Viola.
RADICI è una mostra che prende le mosse dal luogo per cui è stata pensata, Palazzo De Sanctis, ubicato nel cuore di Castelbasso. Questo progetto rappresenta pienamente il senso dell'impegno della Fondazione che lo sostiene: riscoprire, nel recupero architettonico, sociale e culturale di Castelbasso, le sue radici, con l'obiettivo di metterle nuovamente in relazione con i suoi abitanti e attori istituzionali.
Le radici in botanica sono propriamente l'apparato sotterraneo di una pianta che ha la funzione di sostenerla e di alimentarla. Per estensione il termine indica ciò da cui ha origine qualcosa, il suo principio e allo stesso tempo la sua causa, da qui le espressioni "andare alla radice di un problema", o ancora "andare alla scoperta delle proprie radici", ovvero delle proprie origini.
La metafora delle radici attraversa tutta la filosofia occidentale, simbolicamente da Empedocle a Deleuze e Guattari. Il primo definisce ριζώματα (rizòmata), "radici" di tutte le cose, l'aria, l'acqua, la terra e il fuoco, quattro elementi "immutabili ed eterni" che danno luogo alla realtà e le conferiscono stabilità. In un contesto radicalmente modificato, Gilles Deleuze e Felix Guattari contrappongono la concezione rizomatica del pensiero a quella tipica della filosofia tradizionale, che procede gerarchicamente e linearmente, seguendo rigide categorie binarie. Il pensiero rizomatico, invece, è in grado di stabilire connessioni produttive in qualsiasi direzione, delineando "un sistema accentrato, non gerarchico e non significante […] definito unicamente dalla circolazione di stati", espressione di un pensiero connettivo che propone nuove ipotesi di collegamento tra elementi, fenomeni e dati. Un sistema che torna prepotentemente attuale nella società odierna, massmediatica e globalizzata.
L'immagine che oggi si può associare immediatamente al rizoma è senza dubbio quella della rete. Si parla sempre più spesso di società di rete o "network society", per indicare come le modalità di connessione orizzontale, grazie alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, possano svilupparsi a scapito delle modalità organizzative gerarchiche, in passato necessarie oltre una determinata soglia di complessità.
Nella mostra RADICI il portato della tradizione con i suoi valori, il bagaglio culturale di cui si fa testimone, e il passato che rappresenta, diventano fondamentali all'interno di una narrazione visiva che va ad interagire con il presente.
Marina Abramović, Jota Castro, Sam Durant, Regina Josè Galindo, Carlos Garaicoa, Alfredo Jaar, Mariangela Levita, Moataz Nasr, Giulia Piscitelli, Bert Rodriguez e Santiago Serra sono artisti diversi per sensibilità e ricerche, interpreti paradigmatici dell'attualità e dei suoi cambiamenti, il cui lavoro diventa rappresentativo della comprensione della realtà e dei suoi nodi più significativi, delle sue lacerazioni e contraddizioni. RADICI - dichiara Eugenio Viola - indaga la contemporaneità e il suo portato gravoso di cambiamenti sociali, economici, culturali e politici. Esplora la ricchezza della cultura e il senso della storia, sottolineando il cambiamento del sistema dei valori, l'attaccamento o lo sradicamento dal territorio, l'erosione dell'eredità e alle volte il conseguente isolamento culturale. Radici propone il lavoro di artisti che provengono da background differenti, dotati di una capacità non comune di concatenarsi al nostro presente, il cui lavoro si pone oltre la rappresentazione stereotipata di nostalgia e folklore, offrendosi piuttosto come un tentativo di giustapporre un'esperienza visiva e culturale sospesa tra passato e presente, che chiama contemporaneamente in questione le nozioni di memoria, identità e cambiamento.
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