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martedì 23 ottobre 2012

Teramo: alla Delfico presentazione delle memorie di Bernardo Savini


Teramo. Mercoledì 24 ottobre, alle ore 17.30 presso la Corte Interna della Biblioteca "Melchiorre Dèlfico", presentazione del volume “Memorie manoscritte delle cose seguite in Teramo negli anni 1860 – 1863” (Teramo, Amici della Dèlfico / Ricerche e Redazioni, 2012).
Dopo il saluto delle Autorità interverranno Manuelita De Filippis, Franciska Stenius Savini e Luigi Ponziani. Marisa Profeta De Giorgio presenterà i disegni di Franciska Stenius Savini donati nell’occasione alla Biblioteca “Dèlfico”.
Dall'introduzione di Luigi Ponziani:
Non sempre la pubblicazione di uno scritto inedito rappresenta di per sé un arricchimento effettivo nella conoscenza di un particolare periodo storico: eppure la proposizione per la prima volta di una narrazione sviluppata in contemporanea con gli accadimenti, come quella di Bernardo Savini che qui viene offerta a un più vasto pubblico di studiosi e cultori, credo abbia sufficienti giustificazioni, non solo ( e non tanto) per le novità fattuali che ciscuno potrà trovarvi, quanto per il particolare versante da cui quegli avvenimenti sono osservati e considerati... ... La cronaca, quasi giornaliera, di Bernardo Savini acquista valore anche per la connotazione sociale dell’estensore e della famiglia di appartenenza che, pur di recente assurta alla direzione della cosa pubblica ( dalla fine del Settecento, ma in buona sostanza dalla Restaurazione) rappresentava al massimo grado la nuova proprietà agraria – modernizzante nello specifico in quanto a tecniche e rapporti di produzione – ma profondamente legata alla monarchia borbonica e ossequiente ai dettami ideali e politici da essa promananti. Un tradizionalismo che si permeava viepiù di una profonda e radicata religiosità che a queste latitudini e a quell’altezza di tempi non poteva che essere sinonimo di forte conservatorismo sociale, ideologico e istituzionale. Eppure la narrazione di Bernardo Savini è attenta a non mettere in discussione il nuovo assetto politico-istituzionale che si va definendo. La denuncia degli eccessi – specialmente quelli repressivi del fenomeno del brigantaggio che anzi viene colto nelle sue reali dimensioni di protesta sociale e di ribelllismo povero e circoscritto come nel Teramano – l’ironia pungente dispiegata a piene mani dinanzi ai trasformismi e alle evidenti contraddizioni del fronte unitario e nazionale, la sottolineata albagia dei comandanti militari piemontesi che trattano il Meridione con rozza e spietata mentalità soldatesca ( ma questo severo giudizio non impedirà ai Savini di ospitare lungamente nella propria abitazione il comandante militare della Provincia, il generale Ambrogio Longoni) sono giudizi, comportamenti, stati d’animo che ci aiutano a cogliere ad un tempo lo smarrimento di un uomo quasi d’ancien régime per la fine di un antico e consolidato assetto politico e istituzionale, timoroso per l’”anarchia” che ne sarebbe venuta, e l’insistito ribadire un’esigenza di ordine e il ritorno a un organamento sociale e civile e a un ordinamento amministrativo e politico rispettoso di luoghi, uomini e istituzioni in cui si rispecchiassero le tradizionali e “naturali” gerarchie.

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