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martedì 18 settembre 2012
“I cittadini di Silvi hanno bevuto acqua inquinata”
Questa è la denuncia di Legambiente: “ inadempienze, pressapochismi, incompetenze, abusi ed inosservanze delle leggi hanno messo a rischio la salute dei cittadini. «Gestione assurda e poco trasparente. Ora abbiamo i documenti ufficiali che dimostrano le gravi responsabilità dell’ACA e del Comune di Silvi”.
Ora Legambiente chiede all’ACA un’operazione verità e le dimissioni del direttore tecnico.
Attenuatasi l’emergenza idrica estiva che ha interessato molti comuni abruzzesi, e in particolare il comune di Silvi, Legambiente fa il punto sulla vicenda alla luce della documentazione acquisita.
L’associazione aveva da subito rilevato diversi lati oscuri nella gestione dell’emergenza, tanto da richiedere chiarimenti urgenti all’ACA e da segnalarne le anomalie alla Procura della Repubblica di Teramo. Oggi, carte alla mano, è in grado di ricostruire e di esibire le prove sull’operato maldestro tenuto dall’ACA e dal Comune di Silvi che, nascondendo la verità ai cittadini, hanno agito in palese e rilevante contrasto con la legge.
“Invece di risolvere preventivamente il problema dell’emergenza idrica estiva afferma Legambiente- che annualmente si ripropone e che da tempo è stato segnalato dagli uffici del Servizio Idrico Regionale, e nascondendosi dietro la foglia di fico fornita dalla discutibile condotta del sindaco di Silvi Gaetano Vallescura, l’ACA ha fatto bere ai cittadini di Silvi, nel periodo compreso tra il 9 e il 31 agosto 2012, acqua proveniente dal campo pozzi Vomano di Scerne di Pineto senza la dovuta e preventiva autorizzazione di idoneità al consumo umano da parte della ASL di Teramo. La stessa ASL che, nel novembre 2008, aveva chiuso, in quanto inquinati, i pozzi in questione: fatto, questo, ribadito anche dall’ARTA Teramo il 10 agosto scorso, in sede di riunione presso la Regione Abruzzo, dove ha definito il sito del campo pozzi di Scerne di Pineto tutt’ora inquinato.
Questa pericolosità è stata ulteriormente evidenziata anche dalle disposizioni adottate dal Comune di Pineto in data 10 agosto, con il divieto di uso “a qualsiasi titolo” dell’acqua di diversi pozzi privati distanti solo qualche centinaio di metri dal campo pozzi Vomano. Nonostante questo, l’ACA ha eseguito in maniera del tutto irresponsabile l’ordinanza illegittima del Sindaco di Silvi (che, incompetente, disponeva la riapertura di pozzi ubicati su un altro Comune) contravvenendo così palesemente alla dichiarazione dello stato di emergenza idrica disposto dalla Regione Abruzzo, che subordinava la riapertura dei pozzi alla preventiva acquisizione delle autorizzazioni sanitarie per l’utilizzazione dell’acqua ad uso potabile rilasciate dalla ASL. In assenza di autorizzazione, l’ACA ha quindi trasgredito la legge con una condotta scriteriata che getta seri dubbi sull’affidabilità della stessa azienda pubblica che serve acqua a quasi 500.000 abruzzesi”.
A riscontro di quanto affermato, Legambiente ha ricostruito l’incredibile e preoccupante incidente verificatosi alla vigilia di Ferragosto e che ha costretto l’ACA ad interrompere la fornitura in rete dell’acqua proveniente dal pozzo n. 5 del campo di Scerne di Pineto. L’interruzione del servizio è scaturita dalla presenza nell’acqua di valori di gran lunga superiori ai limiti imposti dalla norma, di tetracloroetilene, sostanza classificata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come un possibile cancerogeno. “Quando questi valori sono stati riscontrati dall’ACA nei campioni prelevati in uscita dai filtri a carboni attivi, preposti a trattenere la sostanza cancerogena, il direttore tecnico dell’ACA ing. Lorenzo Livello li ha giustificati, in maniera avvilente e dietro legittime richieste di chiarimento avanzate dalla ASL, come un possibile scambio di campioni durante le operazioni di prelievo e preparazione in laboratorio”.
A tal riguardo, nel ritenere l’accaduto di una gravità inaudita, Legambiente concorda pienamente, e le fa proprie, con le affermazioni della ASL di Teramo che, con riferimento al modus operandi dell’ACA, nella nota del 10 luglio, sospettava una “non completa trasparenza della gestione delle problematiche igienico-sanitarie” e, nella nota del 17 agosto, supponeva “una non affidabilità del laboratorio ACA che deve garantire con precisione ed accuratezza le analisi del monitoraggio continuo dell’acqua del pozzo n. 5 del Campo Pozzi Vomano”.
Legambiente stigmatizza, parimenti, la condotta di dubbia responsabilità del sindaco di Silvi, Gaetano Vallescura, che “forzando le prerogative delle ordinanze, ha dato vita in maniera consapevole all’inquietante e dissennata vicenda, fatta di inadempienze, pressapochismi, incompetenze, abusi ed inosservanze delle leggi, che hanno messo a rischio la salute dei cittadini”. Per l’associazione ambientalista risulta essere, infine, deprecabile anche il comportamento del vicesindaco di Silvi, Enrico Marini: pur di coprire il pasticcio delle ordinanze illegittime emanate dal sindaco Vallescura, di fronte alla richiesta improvvisata del direttore tecnico dell’ACA di un ennesimo rinnovo delle ordinanze chiaramente volto ad aggirare la dichiarazione di emergenza idrica deliberata dalla Regione ed a mantenere aperti i pozzi in questione, sul quotidiano “Il Centro” del 28 agosto rendeva sì nota l’avvenuta autorizzazione alla riapertura dei pozzi da parte della ASL di Teramo, ma ne ometteva la subordinazione ad una serie di prescrizioni e condizioni, a cui l’ACA non aveva dato e non poteva dare risposte.
«Quanto accaduto ha dell’incredibile e conferma, nel caso ce ne fosse stato ancora bisogno, la poca trasparenza nella gestione dell’acqua da parte dell’ACA, ben spalleggiata dal decisionismo avventato del sindaco di Silvi – dichiara Michele Cassone, presidente del Circolo Legambiente Terre del Cerrano – L’ACA deve dare spiegazioni ai cittadini-clienti di quanto avvenuto ed avviare una vera e propria operazione verità che, nel caso confermasse anche in parte i tanti dubbi sollevati da Legambiente, non può che portare alle dimissioni del direttore tecnico ing. Lorenzo Livello».
"L’Abruzzo è una regione tra le più ricche d’acqua, ma non riesce a risolvere il problema della disponibilità della risorsa idrica, soprattutto nei mesi estivi – conclude Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo - Si tratta di un limite oggettivo, ormai conclamato di governo e di pianificazione, che può e deve trovare soluzione nel tanto auspicato riordino del sistema idrico integrato, capace finalmente anche di vigilare sulle società di gestione. L’esperienza di Silvi ha messo in luce tutte le inefficienze del sistema: invitiamo pertanto, da subito, la Regione ad attivare un tavolo di lavoro che per tempo cominci a risolvere le criticità che già da oggi sappiamo ripetersi per la prossima estate".
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