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domenica 3 giugno 2012

Teramo: l’opera di Vincenzo Cardarelli


Lunedì 4 giugno 2012 il Salotto culturale propone un nuovo incontro della serie “La selva delle lettere” a cura di Pupi Avati, con percorso fatto di immagini sui luoghi degli autori, con testi e regia a cura di Luigi Boneschi. 
L’incontro di lunedì verte sulla figura e l’opera di Vincenzo Cardarelli nel 125 anniversario dalla nascita. Introduzione a cura di Modesta Corda.
L’appuntamento è  alle ore 17,45, presso la Sala di Lettura "Prospettiva Persona" in via Nicola Palma a Teramo.

Biografia
Vincenzo Cardarelli, il cui vero nome era Nazareno Caldarelli, nacque a Corneto Tarquinia (Viterbo), attuale Tarquinia, dove suo padre (Antonio Romagnoli), marchigiano d'origine, gestiva il buffet della stazione ferroviaria e qui trascorse la sua infanzia e la sua adolescenza. Figlio illegittimo compì studi irregolari, formò la propria cultura da autodidatta. All'età di diciassette anni fuggì di casa e approdò a Roma dove, per vivere, fece i più svariati mestieri, fra i quali il correttore di bozze presso il quotidiano Avanti!. Sull' Avanti!, del quale divenne redattore, ebbe inizio, nel 1906, la sua carriera giornalistica.
Collaborò a Il Marzocco, La Voce, la rivista Lirica, Il Resto del Carlino e, dopo gli anni della Prima guerra mondiale che aveva trascorso tra la Toscana, il Veneto e la Lombardia, rientrò a Roma e insieme ad un gruppo di intellettuali fondò la rivista La Ronda attraverso la quale espresse il suo programma di restaurazione classica. Fu direttore della Fiera letteraria, insieme al drammaturgo forlivese Diego Fabbri.
La sua fama resta legata alle numerose poesie e prose autobiografiche di costume e di viaggio, raccolte in Prologhi (1916), Viaggi nel tempo (1920), Favole e memorie (1925), Il sole a picco (1929) romanzo con illustrazioni del pittore bolognese Giorgio Morandi, Il cielo sulle città (1939), Lettere non spedite (1946), Villa Tarantola (1948).
Vincenzo Cardarelli negli ultimi anni di vita.
Fu un conversatore brillante ed un letterato polemico e severo, avendo vissuto una vita vagabonda, solitaria e di austera e scontrosa dignità. Suoi maestri sono stati Baudelaire, Nietzsche, Leopardi, Pascal, che lo hanno portato ad esprimere le proprie passioni con un senso razionale, senza troppe esaltazioni spirituali. La sua è una poesia descrittiva lineare, legata a ricordi passati di qualunque tipo, siano paesaggi animali persone e stati d'animo, che vengono espressi con un uso di un linguaggio discorsivo e nello stesso tempo impetuoso e profondo.
Vincenzo Cardarelli è stato un uomo solo, ha vissuto nella solitudine quasi tutta la vita ed è morto a Roma il 18 giugno 1959 nell'Ospedale Policlinico, solo e povero. Episodi degli ultimi tempi di Cardarelli sono narrati da Ennio Flaiano in "La solitudine del satiro".
Riposa nel cimitero di Tarquinia di fronte alla Civita etrusca secondo la sua volontà espressa nel proprio testamento. La Civita etrusca, frequentemente evocata nelle sue poesie e nelle sue prose aveva ai suoi occhi il valore di un simbolo morale, oltre che tema autobiografico, in quanto era stata il faro che lo aveva guidato durante il suo periplo tra le difficoltà della vita.

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