Lunedì 4 giugno 2012 il Salotto
culturale propone un nuovo incontro della serie “La selva delle lettere” a cura
di Pupi Avati, con percorso fatto di immagini sui luoghi degli autori, con
testi e regia a cura di Luigi Boneschi.
L’incontro di lunedì verte
sulla figura e l’opera di Vincenzo
Cardarelli nel 125 anniversario dalla nascita. Introduzione a cura di
Modesta Corda.
L’appuntamento è alle ore 17,45, presso la Sala di Lettura
"Prospettiva Persona" in via Nicola Palma a Teramo.
Biografia
Vincenzo Cardarelli, il cui
vero nome era Nazareno Caldarelli, nacque a Corneto Tarquinia (Viterbo),
attuale Tarquinia, dove suo padre (Antonio Romagnoli), marchigiano d'origine,
gestiva il buffet della stazione ferroviaria e qui trascorse la sua infanzia e
la sua adolescenza. Figlio illegittimo compì studi irregolari, formò la propria
cultura da autodidatta. All'età di diciassette anni fuggì di casa e approdò a
Roma dove, per vivere, fece i più svariati mestieri, fra i quali il correttore
di bozze presso il quotidiano Avanti!. Sull' Avanti!, del quale divenne
redattore, ebbe inizio, nel 1906, la sua carriera giornalistica.
Collaborò a Il Marzocco, La Voce,
la rivista Lirica, Il Resto del Carlino e, dopo gli anni della Prima guerra
mondiale che aveva trascorso tra la Toscana, il Veneto e la Lombardia, rientrò
a Roma e insieme ad un gruppo di intellettuali fondò la rivista La Ronda
attraverso la quale espresse il suo programma di restaurazione classica. Fu
direttore della Fiera letteraria, insieme al drammaturgo forlivese Diego
Fabbri.
La sua fama resta legata alle
numerose poesie e prose autobiografiche di costume e di viaggio, raccolte in
Prologhi (1916), Viaggi nel tempo (1920), Favole e memorie (1925), Il sole a
picco (1929) romanzo con illustrazioni del pittore bolognese Giorgio Morandi,
Il cielo sulle città (1939), Lettere non spedite (1946), Villa Tarantola
(1948).
Vincenzo Cardarelli negli ultimi anni di vita.
Vincenzo Cardarelli negli ultimi anni di vita.
Fu un conversatore brillante
ed un letterato polemico e severo, avendo vissuto una vita vagabonda, solitaria
e di austera e scontrosa dignità. Suoi maestri sono stati Baudelaire,
Nietzsche, Leopardi, Pascal, che lo hanno portato ad esprimere le proprie
passioni con un senso razionale, senza troppe esaltazioni spirituali. La sua è
una poesia descrittiva lineare, legata a ricordi passati di qualunque tipo,
siano paesaggi animali persone e stati d'animo, che vengono espressi con un uso
di un linguaggio discorsivo e nello stesso tempo impetuoso e profondo.
Vincenzo Cardarelli è stato
un uomo solo, ha vissuto nella solitudine quasi tutta la vita ed è morto a Roma
il 18 giugno 1959 nell'Ospedale Policlinico, solo e povero. Episodi degli
ultimi tempi di Cardarelli sono narrati da Ennio Flaiano in "La solitudine
del satiro".
Riposa nel cimitero di
Tarquinia di fronte alla Civita etrusca secondo la sua volontà espressa nel
proprio testamento. La Civita etrusca, frequentemente evocata nelle sue poesie
e nelle sue prose aveva ai suoi occhi il valore di un simbolo morale, oltre che
tema autobiografico, in quanto era stata il faro che lo aveva guidato durante
il suo periplo tra le difficoltà della vita.
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