Il prodotto arricchisce l’ampia e articolata produzione dell’Istat attraverso la proposta di 120 indicatori, raccolti in 19 settori, che spaziano dall’economia alla cultura, al mercato del lavoro, alle condizioni economiche delle famiglie, alle infrastrutture, alla finanza pubblica, all’ambiente, alle tecnologie e all’innovazione. Oggi ci occuperemo degli stranieri in Italia.
All’inizio del 2013 i cittadini stranieri iscritti nelle anagrafi dei comuni italiani sono quasi 4,4 milioni, pari al 7,4 per cento dei residenti (+8,3 per cento rispetto al 2012). Sul piano territoriale, la distribuzione degli stranieri residenti si conferma non uniforme, con la maggiore concentrazione nel Centro-Nord (quasi l’86 per cento degli stranieri).
Al 1° gennaio 2013 sono regolarmente presenti in Italia oltre 3 milioni 700 mila cittadini non comunitari, con un incremento di circa 127 mila unità rispetto al 2012. Fra il 2011 e il 2012, si registra un nuovo calo, pari al 27 per cento, del flusso di cittadini non comunitari in ingresso nel nostro Paese. La diminuzione dei nuovi arrivi ha interessato gli uomini (-33 per cento) più delle donne (-19,5 per cento), i permessi per lavoro (-43,1 per cento) più delle nuove concessioni per famiglia (-17 per cento).
Gli stranieri in età 15-64 anni residenti in Italia hanno un livello di istruzione simile a quello degli italiani. Il 49,8 per cento degli stranieri è in possesso al più della licenza media (a fronte del 44,1 per cento degli italiani), il 40,5 per cento ha un diploma di scuola superiore e il 9,7 per cento una laurea.
Le forze di lavoro straniere rappresentano il 10,6 per cento del totale, concentrate al Nord nel 60 per cento dei casi. Il tasso di inattività della popolazione straniera è inferiore di quasi otto punti percentuali a quello della popolazione italiana (29,4 contro 37,1 per cento).Il tasso di occupazione è infatti più elevato di quello degli italiani (64,7 a fronte del 60,6 per cento), come il tasso di disoccupazione (rispettivamente 14,1 e 10,3 per cento).
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