“L’assenza di impianti di compostaggio e di recupero e il riutilizzo del differenziato- dice Palermo- costringe i comuni virtuosi a trasportare i propri rifiuti fuori regione con alti costi. Di Dalmazio dovrebbe preoccuparsi di questo e di come permettere a chi differenzia, e il merito è tutto dei Comuni e non della Regione, di proseguire sulla strada indicata dalla legge verso l’obiettivo per quest’anno del 65% di raccolta differenziata. Ciò renderebbe inutile e antieconomico l'incenerimento”.
“Inoltre ricordiamo- continua il segretario- che la soglia minima del 40% di raccolta differenziata (fortemente voluta da Rifondazione) è il cuore dell'inchiesta che ha coinvolto i politici teramani. Infatti, per quanto sostenuto dalla Procura, essi hanno cercato di mondificarla onde dare via libera al monopolista locale del settore”.
“Perché continuare ad occuparsi del residuo non recuperabile e dell’indifferenziato in questo contesto? – conclude Marco palermo- Evidentemente gli interessi economici svelati anche dalle recenti inchieste mettono in secondo piano gli interessi dei cittadini e dei Comuni.
Ribadiamo che per l’Abruzzo l’incenerimento è semplicemente insensato sotto tutti i profili: ambientale, economico e funzionale. Basta con la mistificazione della realtà e con le campagne ideologiche a sostegno dell’incenerimento utile solo alle lobbies”.
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