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giovedì 6 marzo 2014

Rapporto Istat/18: Protezione Sociale

Appuntamento numero 18 con il rapporto Istat chiamato “Noi, Italia”. Giunto alla sesta edizione, “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” offre un quadro d’insieme dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano.
Il prodotto arricchisce l’ampia e articolata produzione dell’Istat attraverso la proposta di 120 indicatori, raccolti in 19 settori, che spaziano dall’economia alla cultura, al mercato del lavoro, alle condizioni economiche delle famiglie, alle infrastrutture, alla finanza pubblica, all’ambiente, alle tecnologie e all’innovazione. Oggi ci occuperemo di Protezione Sociale.
Nel 2012 in Italia la spesa per la protezione sociale supera il 30 per cento del Pil, il valore per abitante sfiora invece gli 8 mila euro l’anno. All’interno dei paesi Ue27, l’Italia presenta valori appena superiori alla media dell’Unione, sia in termini pro capite, sia di quota sul Pil.
Nel 2011, il 55,1 per cento dei comuni italiani ha attivato almeno un servizio tra asili nido, micronidi o altri servizi integrativi/innovativi per l’infanzia. Rispetto all’anno precedente si registra una lieve flessione (era 55,2 per cento) da attribuirsi alla diminuzione dei servizi integrativi e innovativi. La disparità fra le regioni nella diffusione di servizi per l’infanzia è particolarmente ampia, dal 13,2 per cento in Calabria al 100 per cento in Friuli-Venezia Giulia.
Per la prima volta dal 2004, nel 2011 scende, seppur in misura lieve (-0,5 punti percentuali rispetto al 2010), la percentuale dei bambini che utilizzano servizi pubblici per l’infanzia (13,5 per cento nel 2011). La distribuzione sul territorio nazionale è molto disomogenea, con ampi divari tra il Nord-est (19,2 per cento) e il Mezzogiorno (5,0 per cento). A livello regionale, si passa dal 2,5 per cento della Calabria al 26,5 per cento dell’Emilia-Romagna.

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