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giovedì 2 gennaio 2014

Provincia: messa in liquidazione della società Teramo Lavoro

Teramo. Nell’ultima seduta del 2013 il Consiglio provinciale ha votato la messa in liquidazione della società in house Teramo Lavoro (12 voti favorevoli, 6 contrari, Ugo Nori e Massimo Amante sono usciti dall’aula) e della Borghi Scarl (la minoranza si è astenuta, Amante è uscito dall’aula).
Dal 1° gennaio 2013 la Teramo Lavoro, che ha svolto servizi strumentali per conto della Provincia dal 2009 al 2012, non ha più ricevuto alcun affidamento da parte dell’ente e non vi sono le condizioni perché ciò possa accadere in futuro - come si legge sul verbale allegato alla delibera – inevitabile, quindi, la messa in liquidazione.
“Un fallimento politico che rischia di comportare molti danni all’ente” ha sottolineato Renzo Di Sabatino annunciando il voto negativo del PD: “la Provincia ha già dovuto spendere 1 milione e 600 mila euro di suo e non è detto che in futuro non emergano altre responsabilità. Al di là delle vicende penali e di eventuali illegittimità c’è sicuramente stata una gestione approssimativa e poco attenta alle norme”. Massimo Amante (Rifondazione Comunista) che al momento del voto si è allontanato dall’aula ha chiesto che la Provincia “si costituisca parte civile al processo”.
Il presidente Valter Catarra ha spiegato che “gli unici debiti della Teramo Lavoro sono quelli verso i dipendenti che ancora vantano alcune mensilità, circa 400 mila euro” poi, replicando alla minoranza, ha sottolineato che: “la Provincia si opporrà per vie giudiziali alla decisione della Regione di decertificare il milione e 600 mila euro perché una cosa è certa: il 99,9% delle spese della Teramo Lavoro erano costituire dal pagamento degli stipendi ai dipendenti per servizi svolti per conto della Provincia e certificati dagli stessi dirigenti. La Regione avrebbe potuto, come si è fatto in decine di casi simili, sospendere la rendicontazione in attesa di quei documenti ufficiali che, essendo sequestrati dagli inquirenti, non possono essere prodotti. Mi pare evidente che sin dall’inizio si è remato contro la Teramo Lavoro, la giustizia accerterà se ci sono responsabilità personali e consentitemi di non entrare nel merito essendo indagato, ma una cosa è certa: i soldi sono stati utilizzati per pagare servizi svolti".
Rispondendo poi al consigliere Germano Cervella (che aveva chiesto di sapere se all'epoca c'erano alternative alla costituzione della società in house) Catarra ha dichiarato: “oggi tutti sembrano dimenticare che quella scelta era l’unica alternativa per mantenere i livelli occupazioni e garantire i servizi”. Il Consiglio, poi, ha votato la messa in liquidazione della Borghi scarl costituita nel 2006 insieme a diversi Comuni con l’obiettivo di promuovere il recupero dei borghi montani a scopi turistici. Ma la Borghi, negli ultimi tre anni, non ha avuto alcuna risorsa finanziaria a disposizione e da qui la decisione della messa in liquidazione. Il provvedimento è stato votato dalla maggioranza, il Pd si è astenuto, il consigliere Amante è uscito dall’aula. Approvata all’unanimità l’istituzione di una Consulta della disabilità, quale strumento di confronto e programmazione, proposta dal vicepresidente Renato Rasicci.

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