C’è l’accordo sostanziale tra le parti per la firma di
un accordo in deroga, regolato dall’articolo 8 dalle legge 138 del 2011, per la
prosecuzione di dodici mesi, fino al 30 giugno 2013, della fase di start up
della società, con prolungamento di tutti i contratti di lavoro attualmente in
essere.
A darne l’annuncio è il presidente Catarra in apertura
del Consiglio provinciale, convocato proprio per discutere del futuro della
società e in particolare dei servizi per l’impiego.
“L’accordo sostanzialmente c’è – spiega Catarra - e
domani si procederà a siglarlo, una volta che saranno definiti alcuni dettagli
tecnici e le relative risorse economiche in un tavolo appositamente convocato,
alla presenza dei dirigenti dell’Ente. Voglio sottolineare, intanto, che ieri
al tavolo in Prefettura abbiamo superato un ostacolo non di poco conto, quello
dello sblocco dei pagamenti degli stipendi arretrati dei lavoratori retribuiti
con il Fse”.
L'argomento Teramo lavoro ha tenuto banco al consiglio
con la presentazione di due ordini del giorno, uno a firma dei gruppi
consiliari di opposizione e l’altro a firma del consigliere Diego Di
Bonaventura, a nome della maggioranza.
“Ci sembrava fondamentale – dichiara il consigliere
Ernino D’Agostino, illustrando l’odg della minoranza - affrontare in consiglio
il tema del futuro dei servizi affidati alla Teramo Lavoro. Siamo critici sulla
circostanza che questa discussione avvenga solo a poche ore dalla scadenza dei
contratti e della fase di start up. Abbiamo presentato un odg richiamando prima
le circostanze storiche: il percorso intrapreso per la stabilizzazione,
ovviamente erano deliberazioni di natura programmatica che non potevano
richiedere precisi impegni di spesa. Stando agli attuali tetti di spesa possono
essere internalizzate circa 10 unità da destinare a servizi essenziali. La
nostra proposta prevede che per i dipendenti retribuiti con Fse siano
programmate assunzioni a tempo determinato direttamente con la Provincia per
una gestione unitaria del settore. Infine, abbiamo impegnato la giunta a
promuovere l’avvicendamento dell’amministratore unico della società con un
dirigente dell’Ente”.
“Il nostro ordine del giorno – interviene il
consigliere Diego Di Bonaventura, illustrando l’odg votato dalla maggioranza,
che impegna l’amministrazione a proseguire nel percorso intrapreso - è
improntato al senso di responsabilità per due motivi: garanzia della continuità
dei servizi erogati ai cittadini e del futuro occupazionale per i dipendenti
della Teramo lavoro. Non bisogna dimenticare che tutto questo è stato generato
dalle denunce e che sulla Teramo lavoro ci sono state molte strumentalizzazioni
per meri motivi di lotta politica, sulla pelle dei lavoratori. Una proposta
demagogica ed inattuabile quella di internalizzare i servizi, in quanto stando
alle risorse disponibili riguarderebbe pochissime unità e sicuramente non è una
soluzione per la Teramo lavoro. Abbiamo affrontato le uniche strade
tecnicamente percorribili; la sbandierata stabilizzazione da parte della
precedente giunta era impossibile: ci sono state solo deliberazioni di dubbia
valenza giuridica, in quanto prive dei pareri di regolarità contabile, e le
stesse strutture dell’Ente hanno espresso parere negativo”.
“Si è creato intorno alla società – chiosa il
presidente Catarra - un clima tutto particolare e dal punto di vista
tecnico-amministrativo una sorta di corsa ad ostacoli. Non si riusciva neanche
a dirimere la questione se la Teramo Lavoro fosse o meno una società in house;
come assodato invece dal Comitato di sorveglianza che ha dato atto anche della
piena regolarità delle procedure selettive seguite. A qualcuno forse è sfuggito
il caos in cui sono sprofondate le province: se non c’è alcuna certezza sulla
loro sopravvivenza, figuriamoci sugli impegni pluriennali di spesa. Esiste al
momento un grosso problema di rendicontazione, che a tutt’oggi non è stata
chiusa e consegnata. Servizi come "Bottega scuola" che un tempo erano
retribuiti sul Fse vengono contestati. Si è creato un clima esasperato, di
contrapposizione e avversione, che paralizza tutto. Sul Fse non siamo ancora in
grado di produrre un controllo finale e conclusivo: non possiamo più tollerare
che queste fondamentali partite restino aperte con il conseguente congelamento
dei fondi”.
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