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giovedì 23 maggio 2013

Teramo: presentato il libro del magistrato Paola Di Nicola


Magistrato, figlia di un magistrato disvela nel suo libro d’esordio uno spaccato inedito sulla discriminazione di genere e mette un punto fermo sul principio di eguaglianza: è una questione di diritto e di democrazia e quando si realizza solo nella forma ma non anche attraverso processi culturali che lo concretizzano si creano seri problemi alla tenuta sociale e istituzionale di un Paese.
Paola Di Nicola, figlia di Enrico Di Nicola, teramano, magistrato di lungo corso in Procure come quella di Roma, Bologna e Pescara e per un lungo periodo nel mirino di brigatisti “rossi” e “neri”, è tornata ieri sera in quella che è la sua terra d’origine, ospite della Biblioteca Delfico, per parlare del suo libro “La giudice”.
L’unica donna magistrato in Italia che sfida le regole della grammatica e i pregiudizi storici firmandosi ’La giudice’", sostiene la casa editrice Ghena che l’ha pubblicato, “Da qui il titolo del libro, che racconta e spiega perché, per le donne, non sia tanto importante arrivare a ricoprire ruoli apicali quanto ’esserci con il coraggio e la consapevolezza del proprio diverso punto di vista, dopo averlo focalizzato e valorizzato’". L’uso che nel titolo del libro si fa dell’articolo determinativo femminile viene approfondita nella prefazione della scrittrice Melania Mazzucco. Il testo è un intreccio incalzante tra la dimensione privata e quella pubblica, tra la normale quotidianità e la straordinarietà dei processi, tra il passato e il presente che segnano i cambiamenti stessi, avvenuti nella legislazione del nostro Paese.

Introdotta dal direttore della biblioteca, Luigi Ponziani, l’intervento della giudice è stato preceduto dalle riflessioni del presidente della Provincia, Valter Catarra, dalla testimonianza diretta del giudice Laura Colica e del presidente del Tribunale, Giovanni Spinosa e dalle parole Anna Pompili, consigliera di parità della Provincia che questo incontro l’ha voluto e promosso.
“Questo libro denuncia il fatto che le donne hanno un problema di carriera anche in magistratura – ha sottolineato la Pompili – dove forse non te lo aspetti: una testimonianza tangibile di quanto lavoro ancora c’è da fare perché non vi siano più pregiudizi”.
Le persone che Paola Di Nicola si trova a giudicare sono per lo più uomini: spesso uomini potenti: che gestiscono poteri economici, pubblici o criminali. Per questi uomini accettare di farsi interrogare o giudicare da una donna è per lo più inaccettabile. “Questo pone un problema alle istituzioni perché se la donna rappresenta le istituzioni e questa rappresentanza non gli è riconosciuta, allora è la stessa tenuta delle istituzioni, della democrazia ad essere messa in discussione” ha detto ieri sera la Di Nicola raccontando molti degli episodi che descrive nel libro.
Da qui la scelta di scrivere, di raccontare: “Scrivendo ho scoperto che la mia toga era ’diversa’ da quella dei miei colleghi uomini perché sotto c’era una storia, una cultura, un percorso diverso, diversissimo. Io ero stata vittima di pregiudizi che mi avevano impedito per 2000 anni di diventare giudice, loro no. Questi pregiudizi io non li avevo maturati, valutati, superati, li avevo interiorizzati e sperimentati sulla mia pelle, anzi sulla mia toga di giudice”.
Leggendo il libro ed ascoltando l’autrice si fa mente locale su quello che non è affatto un particolare di secondo piano e che spiega tante cose sulla differenza di genere anche della nostra storia recente: le donne sono entrate in magistratura, in Italia, solo nel 1963. Prima era loro vietato. Persino un padre della Costituente, Piero Calamendrei, era contrario alle donne in magistratura, o meglio le vedeva confinate nella “gestione” del diritto di famiglia.
“Come è' possibile che uomini tanto illuminati siano state vittime di questo pregiudizio culturale? “ si è chiesta ieri sera Paola Di Nicola che ha chiosato “Non ritengo che le discriminazioni riguardino solo magistratura o solo le donne, la ricerca dell’ identità di uomini e donne ha bisogno di un percorso comune e condiviso: laddove non c' e' il riconoscimento reciproco scatta il meccanismo discriminante”.
Ad ascoltarla, ieri sera, anche il padre, Enrico Di Nicola, seduto in prima fila insieme alla moglie: un abbraccio ideale con i luoghi e le radici che, come ha detto la Di Nicola “le hanno dato gli occhi per giudicare”.

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