lunedì 22 luglio 2013

Coordinamento NO TRIV: in Abruzzo la lobby del petrolio non riposa mai


Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Coordinamento Nazionale NO TRIV –sezione Abruzzo.
“Nelle ultime due settimane si è registrata un’eccezionale concentrazione di eventi che dimostrano quanto sia incessante e martellante nel nostro Paese l’azione di lobbing dei principali attori del sistema degli idrocarburi.
Il primo: la dura presa di posizione di Medoilgas che ha preannunciato battaglia legale contro la decisione del Ministero dell’Ambiente cha ha chiesto di avviare la procedura AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) relativa al progetto “Ombrina Mare 2” prima del rilascio del decreto di VIA. Verrebbe da commentare d’istinto che MOG ed il suo amministratore delegato, Sergio Morandi, plaudono o disapprovano a seconda del diverso segno delle decisioni del Ministero dell’Ambiente: per carità, è loro diritto agire a tutela dei loro interessi ma che da certi ambienti vicini alla MOG Italia non si venga poi ad affibbiare l’etichetta di “tifosi da stadio” a chi, altrettanto legittimamente commenta e manifesta in senso opposto.
Il secondo: sempre con riferimento ad Ombrina 2, la campagna stampa avviata sui ritardi fin qui accumulati da “Ombrina 2”, che ci sono valsi la “scomunica” del Times, ripresa da Il Sole 24 Ore e da Italia Oggi, che in quanto a capacità d'attrazione di capitali, ha equiparato il contesto italiano “a certe zone dell'Africa o a certi Paesi del Sudamerica” .

Il terzo: la pubblicazione su Il Centro di sabato 20 luglio di un nuovo reportage a firma Andrea Mori, l’ennesimo della serie, dedicato questa volta a Rospo Mare.
Tutto all’insegna della positività e senza neppure un cenno allo stop delle attività estrattive, protrattosi per quasi 6 mesi, conseguenza di un secondo (presunto) sversamento in mare di idrocarburi verificatosi il 21 gennaio 2013, ed alle indagini che sull’accaduto sta conducendo la Procura di Larino. Minzolini docet!
Il quarto: la pubblicazione di uno studio commissionato da Confindustria Chieti commissionato al Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione e di Economia dell’Università di L’Aquila, e confezionato dal Prof. Luciano Fratocchi, associato di Ingegneria economico-gestionale presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione e di Economia, e dal Dott. Massimo Parisse.
Le conclusioni del Rapporto “Idrocarburi in Abruzzo” apparivano scontate fin dalla vigilia: rilanciare il sistema degli idrocarburi in Abruzzo -e non solo- è cosa utile ed opportuna ai fini dello sviluppo dell’economia regionale, dell’occupazione e dell’aumento del gettito fiscale, ed è compatibile con la crescita di altri settori produttivi (in particolare, agricoltura e turismo).
La cosa che più lascia interdetti di questo rapporto è la sua pretesa scientificità a fonte di un approccio e di un impianto metodologico che sconta il limite di aver concentrato il campo di indagine al solo sistema abruzzese degli idrocarburi, non considerando di fatto le ricadute economiche sugli altri sistemi e giungendo, quindi, a conclusioni quasi scontate, affrettate e di parte, che nulla aggiungono e nulla tolgono al dibattito in corso tra i fautori del “sì” e quelli del “no” agli idrocarburi.
Diverso sarebbe stato se gli autori dello studio avessero messo a punto un modello input-output uniregionale per valutare l’impatto delle attività legate agli idrocarburi sull’intero sistema economico abruzzese: con un certo grado di approssimazione oggi avremmo saputo se puntare su petrolio e metano comporta più costi o benefici.
Il rapporto licenziato da Assindustria Chieti, invece, puntando fin dalle premesse la prua in tutt’altra direzione, ha seguito una rotta già tracciata, quella del “sì”, mancando così la storica occasione di avviare un confronto su basi realmente scientifiche”.

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