sabato 8 giugno 2013

Infortunio sul lavoro alla Carbotech di Martinsicuro, l’intervento del Partito dei Comunisti Italiani


Pochi giorni fa, un operaio della Carbotech di Martinsicuro è stato vittima di un gravissimo infortunio sul lavoro: durante il turno, la sua mano è rimasta imprigionata in un macchinario, che ha tranciato di netto le dita del lavoratore.
Il Partito dei Comunisti Italiani “intende rimarcare che non è la prima volta che si verificano “incidenti” alla Carbotech”.
“Esattamente tre anni fa esplose un forno. Tempo addietro una stufa, scoppiando, sfondò il muro di cinta andandosi a schiantare contro lo stabilimento di fianco, la Morgan Carbon.
Recentemente a un altro operaio è stato recisa la falange di un dito, mentre il quotidiano contatto con prodotti cancerogeni espone i lavoratori a gravissimi rischi per la loro salute” spiega Erman Dovis responsabile del settore lavoro del partito, che rincara “mentre da un lato l’azienda osteggia i tentativi di mettere in sicurezza gli impianti e i macchinari, non tenendo in nessuna considerazione le richieste della Rls preposta, dall’altro procede a sistematiche pressioni contro i rappresentanti sindacali e della sicurezza. Si crea un insostenibile clima intimidatorio e repressivo all’interno dell’azienda, cercando di screditare il sindacato anche attraverso il ricorso a provvedimenti disciplinari verso i lavoratori iscritti Cgil. Episodi culminati con una serie di licenziamenti mirati.

Dissentiamo profondamente da queste nuove false logiche, ormai affermatesi, che in ragione di un’astratta centralità dell’impresa e del massimo profitto, sopprimono il valore umano e sociale del lavoro e favorisce l’affermarsi nel tessuto della società di una falsa coscienza che tende a considerare il lavoratore come uno strumento, una semplice variabile nelle varie fasi dei processi industriali e produttivi”.
“Esprimendo il nostro pieno appoggio ai lavoratori, alle Rsu e Rls-conclude Dovis_ ribadiamo fermamente come la sicurezza sul posto di lavoro sia una priorità fondamentale, e che la crisi economica non può essere assunta come una scusa o un paravento dietro cui minimizzare tale necessità, e farne invece un perno su cui imbastire logiche di ricatto”.

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