Jessica Di Benedetto racconta così la sua esperienza: “Due lingue. Due culture. Due religioni. Questo è il Senegal che ho provato a raccontare attraverso il mio viaggio fotografico.
Da una parte c'è la capitale, con le sue periferie chilometriche, con le adidas ai piedi su strade inesistenti di sabbia, con il mito europeo in tasca, con le parrucche intercambiabili, con i resort per facoltosi e con centinaia di negozi, tutti uguali, che, puntualmente, abbassano il volume della radio per sentire riecheggiare la voce del muezzin.
Dall'altra, attraversando il Gambia, si arriva in un verde lussureggiante, dove le capanne si mescolano agli alberi di fromage, i bimbi giocano appesi alle liane, dove niente ha un prezzo e dove si crede ancora che un mucchio di ossa possa far miracoli.
A dividere ulteriormente le due regioni c'è un conflitto che per anni ha visto la regione della bassa Casamance opporsi allo stato centrale, lottando per le proprie risorse, sfruttate senza alcuna ricevuta di ritorno, e per l'indipendenza.
Una guerra silenziosa alimentata anche dai vecchi coloni e che, anche se dormiente, continua con piccoli atti di banditismo e con una riserva naturale fiorita di mine” .
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