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lunedì 10 settembre 2012

Vincenzo Cerulli Irelli rilancia l’ipotesi di una Provincia Adriatica


Un contributo alla riflessione quello offerto dal Circolo Abruzzese della Stampa che, recentemente ricostituito, ha riunito questa mattina a Teramo le Province che si sono confrontate sulle ipotesi di riordino con il contributo dell’onorevole Vincenzo Cerulli Irelli, docente di Diritto Amministrativo alla Sapienza di Roma, il quale, da mesi, collabora con l’Upi proprio su questi temi.
Il dibattito, moderato dal presidente del Circolo, Marcello Martelli, ha registrato il contributo di numerosi rappresentanti istituzionali: il presidente Catarra, l’assessore pescarese Antonio Martorella, quello chietino Mauro Petrucci (entrambi in rappresentanza dei rispettivi Presidenti); l’onorevole Paolo Tancredi; il segretario della Presidenza della Regione, Enrico Mazzarelli; il direttore dell’Anci Abruzzo, Giuseppe Mangolini, il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi, il presidente del Cresa, Lorenzo Santilli.
Cerulli, ricordando che si è partiti dalla proposta della soppressione totale delle Provincie – ipotesi che senza mezzi termini ha definito una sciocchezza – e pur rilevando dei limiti giuridici all’attuale provvedimento legislativo – in particolare quelli relativi alla sottrazione di funzioni e all’elezione di secondo grado – ha invitato le istituzioni abruzzesi a trovare una linea condivisa perché, ha affermato: “altrimenti il Governo deciderà senza di voi e questa mi sembra l’ipotesi peggiore”.

Il professor Cerulli, che è stato parlamentare del collegio teramano, ha avanzato la sua proposta: una Provincia Adriatica che veda insieme Teramo, Pescara e Chieti magari con la cessione di alcuni territori, contigui geograficamente e socialmente, alla Provincia dell’Aquila. Secondo Cerulli il ridisegno dei territori deve avvenire tenendo conto “delle caratteristiche sostanziali” e “unire Teramo e Pescara sarebbe un errore perché il capoluogo, il Comune più grande e quindi Pescara, non avrebbe alcuna centralità; così come sono contrario all’unione fra Teramo e L’Aquila perché siamo di fronte a territori con dinamiche sociali, imprenditoriali e di sviluppo completamente opposte”. Una proposta, questa, che sposa l’ipotesi già formulata dal senatore abruzzese Andrea Pastore.
Il presidente Catarra ha ribadito quella che da tempo rappresenta la linea assunta : “E’ auspicabile che il Cal arrivi ad una proposta condivisa sulla base di ipotesi di scenario fondate non su questioni di campanile e su rigidi criteri numerici o rapporti di forza ma sull’analisi dei dati e delle dinamiche di sviluppo dei territori: in caso contrario continuerò sulla strada del ricorso anche perché al momento nessuno sa fornire alcuna ragione circa i benefici di un riordino fatto in questo modo. Anzi, al contrario, tutti gli studi e le comparazioni, smentiscono effetti positivi per i cittadini o per la finanza pubblica. Pur non condividendo nulla del provvedimento assunto dal Governo Monti credo che dobbiamo sforzarci di avere una capacità di visione altrimenti aumentiamo i problemi di questa regione con un Abruzzo a due o tre velocità”.
Della necessità di questo tipo di analisi si è detto fermamente convinto anche il direttore del Cresa, Santilli: “vanno tenute da conto questioni relative alla mobilità, ai collegamenti, all’offerta turistica integrata mentre la collocazione fisica degli uffici è questione di secondaria importanza visto che sarà sempre più possibile per la pubblica amministrazione offrire servizi a distanza”.
Ma il Cal, come ha sottolineato il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, è ben lontano, al momento, dall’avere una linea condivisa: “sono state presentate 6 o 7 proposte diverse e a questo punto io resto fermamente convinto della mia: lasciare tre Province aggregando a quella di Teramo alcuni Comuni del pescarese e creare l’area metropolitana per Pescara. Il dialogo con i Sindaci dell’area vestina mi convincono che è un’ipotesi percorribile”. Il segretario generale della Presidenza della Regione, Enrico Mazzarelli, ha posto l’accento sulle incongruenze giuridiche del provvedimento sul riordino delle Province – che pone problematiche di tipo costituzionale – ma si è particolarmente soffermato sugli effetti pratici che ne possono derivare: “Così concepito, con questi tempi e senza una attività di ascolto degli enti locali – ha detto – il riordino può avere effetti devastanti per i territori. C’è un’enorme differenza fra abolire completamente le Province e riorganizzarle costringendole ad aggregazioni forzate. Ho qualche dubbio sulla provincia Adriatica perché credo che dividere l’Abruzzo fra costa e aree interne rischia di aumentare i problemi con una costa molto forte e un interno sempre più debole”.
Mauro Petrucci della Provincia di Chieti non ha abbracciato alcuna ipotesi ma ha ricordato che: “Chieti da sola totalizza il 60% del Pil abruzzese” e che “purtroppo una cosa è quello che sarebbe logico fare altra cosa è quello che la legge ci obbliga a fare”. Per Petrucci, come per altri intervenuti come il direttore dell’Anci: “il riordino delle Province andava incardinato in una discorso più ampio che è quello del riordino della Pubblica Amministrazione e delle funzioni anche in considerazione del fatto che dalla fine di quest’anno tutti i piccoli Comuni dovranno mettersi insieme per gestire i servizi”. Antonio Martorella della Provincia di Pescara ha difeso a 360 gradi ruolo e importanza degli enti Provincia: “E’ la premessa che è sbagliata: si tratta di enti vicini al cittadino e indispensabili nella ripartizione istituzionale fra Regioni e Comuni”.
Anche per l’onorevole Tancredi le premesse sono totalmente sbagliate: “Un consigliere regionale costa quanto un intero Consiglio provinciale. L’autonomia staturia delle Regioni è un fallimento e io sarei partito da questo riaggregando le Regioni in macro aree di tre/quattro milioni”. Detto questo, però, ha ammonito: “Dobbiamo stare dentro un percorso legittimamente delineato dal Governo e dal Parlamento. E’ giusto opporsi nelle sedi preposte rispetto ad aspetti controversi ma la classe politica abruzzese farebbe una pessima figura se non riuscisse a formulare una sua ipotesi non dico all’unanimità ma almeno a maggioranza. Credo che la proposta del sindaco Brucchi abbia una sua dignità nel suo complesso mentre non credo sia ipotizzabile, perché ci sono paletti legislativi ben precisi, una provincia metropolitana pescarese. Certo se si dovessero lasciare tre Province con Teramo fuori, allora, faremmo le barricate”.
La chiosa del presidente del Circolo della Stampa, Marcello Martelli: “Pensiamo di aver dato un contributo fattivo a questo confronto perché anche noi giornalisti dobbiamo riflettere sul nostro ruolo e sulla nostra capacità di offrire spunti di dibattito e approfondimento su temi così rilevanti”.

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