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giovedì 21 giugno 2012
Tra Capo e Collo- Storie di donne del Gran Sasso
Questa sera alle ore 21, presso il Baratto (S.atto-Teramo), “Tra Capo e Collo- Storie di donne del Gran Sasso” spettacolo di e con Mara Di Giammatteo, organizzato da “Teatri de le Rue”.
Tra capo e collo! è uno spettacolo in forma di narrazione con accompagnamento musicale del bravissimo fisarmonicista Domenico Di Teodoro.
Mara Di Giammatteo ci racconta lo spettacolo: “E' la storia raccontata dai ricordi della sottoscritta, di vicende e ritratti di Donne che hanno vissuto tra Pietracamela ed Intermesoli, compaesane, nonne zie e commare che a sua volta parlavano di altre donne vissute prima di loro che tramandavano fatti di altre vissute ancora prima di loro, perciò un omaggio mio personale alle mie antenate....
E' un po’ un viaggio a ritroso nella storia e nelle vicende di vita delle nostre ave montanare, attraverso i racconti tramandati oralmente dove attraverso usanze e rituali e soprattutto sui suoni dei propri dialetti è possibile ritrovare passaggi e contaminazioni di altre popolazioni, nordiche, addirittura gaeliche e francesi, e del sud sicuramente da influenze sud italiche - albanesi ecc.....che hanno influenzato e conservato nella propria lingua nel corso dei secoli l'incrocio di queste culture.......
E' uno spettacolo in cui si parla di come al giorno d'oggi sia un pò tutto cambiato e che sia in atto una specie di tabula rasa culturale, in quanto quasi tutte queste anziane sono scomparse e nuove persone non originarie del posto stanno arrivando ad abitare nelle nostre case, perciò è in atto una nuova forma di migrazione che porterà sulla nostra montagna nuove usanze e nuoi dialetti, che andranno ad aggiungersi a quelli correnti o addirittura a sostituirli .......
per cui il titolo Tra capo e collo! sta un po’ a significare che noi siamo un pò gli ultimi che riescono ancora a raccontare per poco la storia ed i passaggi di razza delle nostre antenate originarie del Gran Sasso ma che dopo di noi ci sarà sicuramente un grande cambiamento....e nessuno si ricorderà più di loro.......
per questo cito in chiusura dello spettacolo una frase di W.Benjamin che dice :
" Forse il sintomo della fine di una civiltà non è da addebitare tanto all'inarrestabilità dei processi migratori o ai gesti disperati dei terroristi, quanto piuttosto al non aver dato senso e identità e quindi aver sprecato le proprie giovani generazioni, la forza biologica ed ideativa di cui una società dispone".
Questa frase sta un pò a ribadire di come per conservare le tracce della propria cultura sia fondamentale passarla alla generazione successiva, per cui ogni qualvolta nella storia si verificano dei buchi di interruzione e soprattutto produzione culturale, in tutte le sue forme, si procurano buchi irreversibili di memoria, della propria identità culturale e sociale.
L'inizio dello spopolamento dei nostri villaggi montani è iniziato con i grandi esodi verso l'america ed altre città dopo le due guerre mondiali, oggi ci ritroviamo nuovamente in una condizione in cui è difficile sopravvivere a questa crisi economica e culturale che non permette a noi artisti di poter creare ed investire nel nostro lavoro, causando di conseguenza verso i nostri figli un nuovo buco di memoria e di identità culturale”.
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